Imola, 25 aprile 2023 – Imola con il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna del 21 maggio festeggia anche i 70 anni della propria attività: la prima gara viene infatti disputata il 25 aprile 1953.
Ma prima occorre fare un passo indietro per riscoprire le origini, insieme a Carlo Costa, storico speaker del circuito e figlio di Checco, il fondatore. “Mio padre, stanco dei circuiti stradali che ruotavano intorno a via Marconi, nell’ottobre del 1948 si era recato dal sindaco Amedeo Tavanelli, trovando in lui un amministratore più che disponibile ad affrontare l’avventura del nuovo tracciato”, racconta Carlo Costa, fratello di Claudio, l’inventore della Clinica Mobile.
“Mio padre inoltre tramite una mia zia, che era stata al confino, in quanto figlia di un antifascista, amico di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, arrivò a Giuseppe Saragat per poter essere accreditato al Coni. Da lì nacque il gruppo, che ha poi studiato il tracciato dell’autodromo. Il primo, a giudizio, di mio padre era ancora troppo corto e quindi pensò di sfruttare dei poderi all’interno della Rivazza. La parte successiva che dalle Acque Minerali va alla Rivazza e rientra sul traguardo, l’ha disegnata lui”.
Tra il 18 e il 19 ottobre 1952 viene eseguito il collaudo tecnico sportivo. Per l’occasione all’autodromo giungono, accanto a Checco Costa, il presidente della Federmoto italiana, Emanuele Bianchi, il sindaco Veraldo Vespignani, (“che ha preso favolosamente l’eredità di Tavanelli – ricorda Costa – nel portare avanti il progetto dell’autodromo tanto è vero che è diventato un amico di famiglia, veniva spesso a cena da noi”) ed Enzo Ferrari. “Questo team ha fatto molto non solo perché l’autodromo nascesse – spiega Costa – ma potesse andare avanti. Mio padre lo diceva sempre: Ho avuto delle idee, avrò anche suggerito molte soluzioni ai problemi ma se non avessi avuto l’appoggio incondizionato di Tavanelli e Vespignani, l’autodromo forse sarebbe rimasto una strada da arroccamento comunale. Sì perché sino alla fine degli anni Sessanta per andare alle Acque Minerali dopo il ponte sul Santerno si attraversava la pista”.
In quelle giornate di ottobre del 1952 Alberto Ascari (1918-1955), fresco campione del mondo di F.1, Gigi Villoresi (1909-1997) e Nino Farina (1906-1966), il primo iridato della F.1 (nel 1950 con l’Alfa Romeo) al volante delle Ferrari Sport 350 compiono i primi giri a una media di 149 chilometri orari. Ma in pista scendono anche Umberto Masetti (1926-2006), Enrico Lorenzetti (1911-1989) e Alano Montanari (1908-1958) in sella alle Moto Guzzi da gran premio, sfiorando i 138 chilometri orari.
Nel frattempo il Moto Club di Imola, anima del circuito, era decollato: dai 50 soci del 1945 era salito ai 1173 di quel 1952, sino a superare quota duemila nel 1953, l’anno in cui si disputa la prima gara ufficiale. E’ il 25 aprile, quando va in scena il GP Coni, prova del campionato italiano per le classi 125 e 500.
“E’ stato il debutto agonistico del nostro autodromo, una delle cose su cui mio padre ha spinto con insistenza è stato di avere l’appoggio incondizionato di Giulio Onesti e del Coni. Era indispensabile. Sapeva bene papà che ciò gli avrebbe dato l’imprimatur di tracciato di prestigio perché dovevamo confrontarci con un autodromo storico come Monza. Doveva sin dalla nascita, non dico pareggiare i conti con una simile leggenda, ma quantomeno far capire che c’eravamo anche noi. E se non avesse avuto l’appoggio del Coni sarebbe stato più lungo e difficile far passare un simile messaggio”.
“Imola ha offerto una magnifica giornata di sport – scrisse di quel primo evento agonistico Luigi Chierici, fondatore e poi direttore di Stadio dal 1948 al 1971 – La folla affluiva da ogni accesso con ritmo sostenutissimo e costante: ininterrotti cortei, per ore intere, sono confluiti all’autodromo di Imola che oggi ha iniziato ufficialmente la sua attività”.
La manifestazione, si legge nell’archivio del Moto Club di Imola, costò 11,1 milioni di lire tra spese di organizzazione, assicurazioni, premi di ingaggio dei corridori, attrezzature e pubblicità.