Imola, 30 aprile 2023 – “Correvo in 16 autodromi differenti, ma il calore, l’entusiasmo che si respirava a Imola (e a Monza) non li ho mai vissuti da nessuna altra parte”. A sottolinearlo è René Arnoux, che il 30 aprile di 40 anni fa, conquistò al volante della Ferrari 126 C3 la pole position sul circuito allora intitolato a Dino Ferrari, il figlio del commendatore che si era spento giovanissimo nel 1956.
In gara il francese non riuscì a ripetersi ma chiuse comunque terzo in un primo maggio tutto rosso grazie al successo del compagno di squadra Patrick Tambay (1949-2022).
“Il direttore di Imola di allora mi ringraziò – ricorda ora René, 74 anni, che trascorre gran parte dell’anno a Desenzano, sul lago di Garda – perché grazie alla mia pole, vendette anche gli ultimi biglietti che aveva a disposizione. Peccato che non mi riconobbe una percentuale!”, dice con tono scherzoso.
“Ho sempre amato le qualifiche: un giro tirato con molta potenza e le gomme per il giro secco. Sfruttare macchina, motore, gomme ti regala incredibili sensazioni”. Fresco ferrarista, Arnoux si era presentato a Imola con un podio a Long Beach, nel mezzo di due gare, Brasile e Francia, terminate fuori dai punti.
A Imola la situazione cambiò. Pole e terzo posto finale dopo aver condotto 21 giri al comando. A causa di un testa coda nel finale che impedì alla Ferrari di cogliere una doppietta. Il successo andò a Tambay che approfittò dell’errore di Riccardo Patrese, appena passato al comando e autore di una uscita di pista alle Acque Minerali. “Per lui fu una sberla sportiva, davanti al pubblico di casa”, ricorda oggi il francese.
“Com’era Patrick? Molto individualista ma eravamo tutti così. Quando parte la gara, lo sai che sono tutti tuoi avversari, che non ti puoi aspettare niente anche dal tuo compagno di squadra e infatti io non ho mai chiesto niente. Con Tambay sono andato abbastanza d’accordo anche se non eravamo molto amici, almeno non quanto lo sia stato con Gilles Villeneuve. Ma tra noi la collaborazione per far crescere il team era buona. Era un pilota abbastanza veloce e poi sapeva gestire bene la propria immagine dentro il team. Ecco questa non era una cosa che mi sia piaciuta più di tanto. Io accetto ogni tipo di competizione purché resti nella…lealtà. Ma io ho sempre voluto accanto compagni, bravi e forti sul piano della guida, voglioso di impegnarsi nelle prove private. Perché se il tuo compagno di squadra è troppo più lento rispetto a te, il team non progredisce”.
A Imola oltre a quel podio Arnoux coglierà un secondo posto l’anno successivo a 13 secondi da Alain Prost con la McLaren-Porsche.
“Imola mi è sempre piaciuta perché non ho mai provato la stessa atmosfera quando correvo in Francia. La gente da voi è entusiasta non solo per via della Ferrari ma ama in generale la Formula 1. Imola resta affascinante malgrado le due chicane che l’hanno resa più lenta. E io ho sempre privilegiato i circuiti dove puoi giocare con i freni, sull’inserimento in curva e l’acceleratore in uscita. Ti dà una scarica di adrenalina, mille emozioni”.